Ricominciare da Te è possibile!

Accedi gratis ai 3 passi per tornare a casa

Ancora madre ma finalmente anche donna

Non ricordo il momento esatto in cui ho capito che le mie figlie non erano più le mie bambine. Improvvisamente entrambe stavano pianificando la loro vita lontano da casa. È stato un cambiamento sottile: nei loro occhi c’era un altrove, nei loro progetti una strada che non includeva necessariamente il ritorno. Ho sorriso, come fanno le madri che vogliono proteggere i sogni dei figli anche dal proprio dolore e mi sono lasciata trascinare dal loro entusiasmo. Ma dentro si agitavano paure, domande e si faceva strada un dolore che sapeva di solitudine.

Per anni sono stata il loro punto di riferimento, la casa, la voce che chiamava dal corridoio, la cena pronta, il consiglio, l’abbraccio. E ora mi ritrovo a camminare in stanze più silenziose, con il cuore diviso a metà: una parte felice per la loro felicità, l’altra in lutto per la fine di un’epoca che mi ha vista protagonista indiscussa di una gioia immensa.
Non è facile da spiegare, ma è un dolore morbido. Non lacera, ma pesa. Non ferisce, ma lascia senza fiato.

È il dolore di chi ha amato così tanto da sapere che l’amore vero non trattiene, ma accompagna fino al margine e poi resta lì, a guardare chi ami diventare chi deve essere.

Quel tempo sospeso chiamato casa

È stato dopo la pandemia che qualcosa ha iniziato a muoversi dentro di me. Durante quei due anni di chiusura e di pausa c’eravamo solo noi tre, chiuse in casa, quasi come in un tempo fuori dal tempo. Era come se la vita si fosse ritirata e noi fossimo tornate a quel nucleo originario: madre e figlie, tra libri, pasti cucinati insieme, risate improvvise, confidenze a notte fonda.


Per due anni abbiamo vissuto in simbiosi, e in quella strana quiete forzata ho pensato, inconsapevolmente, che fosse un tempo eterno, che sarebbero rimaste ancora un po’ le mie bambine. Ma quando il mondo ha riaperto le porte, le ho viste cambiate. Più grandi. Più sicure. Più lontane, pur essendo lì accanto. E lì ho capito: non stavano “crescendo”. Erano già cresciute. Io avevo abitato la loro infanzia così intensamente da non accorgermi che era finita.


Non c’è stato un giorno preciso, ma un lento distacco. Una progressiva autonomia nei gesti, nelle parole, nei silenzi. Un amore che non si esprimeva più nel bisogno, ma nella scelta. E non sempre la scelta era quella di restare.

Il passo indietro che fa spazio

Da allora ho iniziato a guardarle con occhi nuovi. Con fierezza e con una sottile nostalgia. Perché l’amore materno, quando è vero, deve sapersi ritirare con grazia. Restare presenza, ma non appiglio. Rifugio, ma non prigione.
Non è semplice reinventarsi quando per anni il centro della propria esistenza sono stati i figli. Ma forse ogni amore vero, alla fine, ci insegna a ricominciare da noi stesse. Ad aprire nuove stanze del cuore, a fare spazio a desideri rimasti in silenzio troppo a lungo.


Io, che per anni ho accompagnato ogni passo delle mie figlie, oggi sto imparando a camminare da sola. A stare in piedi senza più reggere nessuno. A desiderare ancora. A credere che qualcosa di bello possa accadere, anche alla soglia dei sessant’anni.


Forse l’amore, quello autentico, ci insegna proprio questo: che anche nel lasciare andare c’è una forma di pienezza. E che non è mai troppo tardi per tornare a sentirsi vive.
È da questa consapevolezza che nasce il desiderio di scrivere su un blog dedicato alle donne, come uno spazio di confronto. sull’amore che ci attraversa e ci trasforma. Un luogo dove riflettere insieme, rispondere a domande che spesso ci portiamo dentro senza voce.
Un luogo dove io stessa, counselor e madre, donna e figlia, metto a disposizione ascolto, esperienza, empatia.


Forse è questo il passaggio più difficile dell’amore: capire quando è il momento di lasciare andare, senza sentirsi abbandonate. Continuare ad amare anche da lontano, anche nel silenzio, anche quando non si è più al centro ma appena un passo indietro. Ed è da lì, da quel passo indietro, che si può tornare a guardarsi. A chiedersi: “E adesso, chi voglio essere io?” È lì che ricomincia tutto.

Valeria Patrizia Pirrone

#madrefiglia #distacco #lasciareandare #sindromedelnidovuoto #donnechecambiano #amorematerno #ricominciare #donneintransizione #amoreautentico #scritturafemminile #amuniacademy #crescereinsieme #camminaredanuovo #ritrovarsisempre #blogperledonne #madriinviaggio

Germana Pagliaro

Cosa ne pensi? Lasciami un commento...

Back to top