Vacanza? O tour de force?

Le vacanze con i figli non sono vacanze.
Sono traslochi emozionali, missioni logistiche, campi estivi improvvisati in cui ti ritrovi a fare da cuoca, animatrice, psicologa e arbitro di pace.
E nel frattempo, cerchi disperatamente di ritagliarti cinque minuti per respirare.

Ci avevano detto che l’estate sarebbe stata una pausa.
Ma se sei madre, lo sai: non esistono vacanze dalla maternità.
Anzi, spesso luglio e agosto sono i mesi più faticosi dell’anno.

Ti svegli presto, cerchi di farli divertire, ma ti senti costantemente sull’orlo.
E a un certo punto succede.

Perché è in estate che esplodono.
Quando non hai più i soliti ritmi a cui aggrapparti.
Quando le giornate sembrano infinite ma tu sei esausta.
Quando convivere 24 ore su 24 con i tuoi figli ti fa sentire più fragile, più irrazionale, più “sbagliata” del solito.

E allora ti chiedi:

• Perché mi arrabbio così tanto?

• Perché mi sento soffocare quando dovrei essere felice?

• Perché non riesco a godermi questo tempo insieme?

La verità è che nessuna ti ha mai insegnato a gestire la rabbia.
Ti hanno insegnato a sorridere, a essere gentile, a controllarti.
Ma la rabbia repressa brucia dentro.
Ti fa stare male, ti fa sentire inadatta.
E alla lunga, si trasforma in ansia, in ipercontrollo, in spossatezza.

Dentro Amunì, non parliamo di “eliminare la rabbia”.
Parliamo di ascoltarla, trasformarla, renderla alleata.
Perché la rabbia non è cattiva.
È un segnale, una richiesta di rispetto, un bisogno non ascoltato.

E lo stesso vale per l’ansia:
non è debolezza, è una forma di allarme che ti sta dicendo “così non ce la faccio più”.

È per questo che a luglio abbiamo lavorato sulla rabbia, e ad agosto lavoriamo sull’ascolto.
Perché prima si riconosce il fuoco dentro.
E poi si impara a sentire, davvero.

Sentire te stessa, i tuoi bisogni, la tua stanchezza, il tuo diritto a non dover essere sempre perfetta.